Abisso Val Parol - 20 agosto

In seguito a una collaborazione per un accompagnamento al BDD con gli amici del Gruppo Grotte di Rovereto vengo a scoprire che l’Abisso di Val Parol è stato da questi di recente armato. Non ci sono mai andata e questa grotta compare da sempre tra i primi posti nella mia lista dei desideri “grotteschi” trentini da spuntare. Contatto subito gli amici Monica e Stefano, che raccolgono con entusiasmo la mia proposta e la ufficializzano al gruppo. A noi si unirà anche Manuel. Si parte di buon’ora la domenica mattina nei migliori dei modi: con una colazione alle Sarche in un posto dove fanno una torta di carote coi fiocchi. In grotta servono energie, mi ripeto.

Saliamo in macchina verso il Monte Altissimo da Nago. Per una volta che faccio questa montagna comoda, comoda su quattro ruote, invece che come allenamento dal lago sulle mie gambe, sono davvero contenta e a posto con la coscienza. Basterà il peso dello zaino sulle spalle dopo a convincermi che abbiamo fatto davvero bene a salire così. La giornata è splendida, cielo blu e sole. Dal parcheggio l’avvicinamento è accettabile. Si sale la strada forestale fino ai segnavia che indicano a destra il rif. Altissimo e a sinistra Malga Campei. Noi invece imbocchiamo in leggera discesa il sentiero per la Val Parol.

L’ambiente è molto ameno. Questo versante cambia molto rispetto al panorama dalla cima del Monte Altissimo per andamento delle rocce (c’è un corrugamento che è arte scultorea pura) e vegetazione, variegata e copiosa. In breve tempo Manuel ci indica il recinto che cinge l’ingresso. Un folto gruppo di mughi copre in parte la discesa scalettata nella roccia e ricoperta di sottili muschi verdi. Ci cambiamo e l’avventura inizia. La mattina, tra caffè e chiacchiere varie, abbiamo rivisto tutti assieme cartina e rilievo e ci siamo dati un obiettivo di massima: scendere finché ne abbiamo voglia e poi si vedrà.

Che dire su questa grotta rispetto alle descrizioni che si possono trovare in rete o sui libri?

L’abisso è davvero molto bello e merita, perché estremamente vario anche nei metri (- 150) che abbiamo percorso noi. Ce n’è davvero per tutti i gusti: saltini, pozzi (anche pozzoni… figooo!), meandri, strettoie. L’acqua ha scolpito in maniera fascinosa pareti, lame, ambienti e la troviamo anche sotto forma di laghetti in fondo a diversi pozzi. Alcune stanze ci regalano anche concrezioni varie (stalattiti, stalagmiti, cannule). La corda di riserva che ci siamo portati dietro non è stata una zavorra vana. In un punto ci serve per attrezzare una calata in sostituzione di una corda presente, un pochino troppo lesionata per appendercisi sopra a cuor leggero. Alla sera segnaliamo prontamente la cosa agli amici di Rovereto, che ci ringraziano e promettono di sostituirla a breve. Non lasciamo la nostra, perché troppo lunga e un vero peccato tagliarla.

L’atmosfera è alta e la soddisfazione è massima. Un ottimo allenamento dopo un certo periodo (parlo per me) lontana da grotte verticali. Una bella conferma di quanto sostenuto dagli amici, che la mattina per rassicurami garantivano: la speleologia per gli amanti del genere è come andare in bicicletta, non si dimentica tanto in fretta! Mentre due di noi si godono un ottimo panino all’uscita, seduti sui prati con un timido sole che ogni tanto fa capolino tra le nuvole, altri due - molto volenterosi - rientrano per cimentarsi ulteriormente con il Disto X del gruppo e le funzioni dell’applicazione a esso legate, apprese di recente a un corso di topografia e rilievo digitale. Si festeggia la bella uscita in gelateria e ci si ripromette di ritornarci per andare più a fondo!

Del GST sono presenti: Monica De Rossi, Stefano Ceschini, Manuel Rossi, Elisabetta Travaglia

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