Accompagnamento all' Abisso di Lamar

In questo gennaio abbiamo dedicato le nostre forze ad una grotta particolarmente cara ma anche piuttosto dura, l’abisso di Lamar. Per chi non la conoscesse si tratta di una grotta verticale, con una profondità di circa 380 metri. Il primo tratto è un bel meandro orizzontale, in leggera discesa, il quale presenta 3 piccoli salti da affrontare su corda (di massimo 4 metri) e qualche facile passaggio in arrampicata. Alla fine di questo meandro inizia la parte verticale, dove i punti in cui non si resta appesi alla corda si possono contare sulla punta delle dita. Per questo motivo è molto raro che questa grotta venga utilizzata per gli accompagnamenti di gente non esperta, ma ormai i nostri amici dell’alpinismo giovanile di Pinè sono diventati esperti (grazie anche ai nostri accompagnamenti), quindi decidiamo di prenderci l’impegno di fargli visitare questa splendida grotta. Il gruppo sarà composto di circa 20 ragazzi e accompagnatori, quindi per evitare troppi momenti di attesa attrezzeremo la grotta il giorno prima. Per offrirgli una esperienza ancora più “speleo” non li caleremo con la corda, ma scenderanno sulle nostre scalette, con noi ovviamente a fare sicura.

E’ sabato pomeriggio e ci ritroviamo in 4 (io, Walter, Dori e Giancarlo) al parcheggio della pizzeria “3 Faggi” , sul lago di Lamar. Il bar è purtroppo chiuso per la stagione invernale (apertura solo domenicale) , la temperatura rasenta i -3° quindi facciamo di tutto per velocizzare la fase di vestizione e preparazione. In tempi record siamo pronti, prendiamo i sacchi con corde, scalette e moschettoni e ci avviamo verso l’ingresso. Tutta la parte esterna ci è già stata gentilmente armata da Federico venerdì sera, quindi mi preparo per armare il primo saltino. Qui trovo già tutto preparato con un nodo d’armo doppio bello pronto per essere posizionato sui moschettoni. Grazie Fede!

Qualche minuto per decidere come posizionare scaletta e corda di sicura e procediamo così ad armare tutte le varie scalette. Arrivati in testa al Trieste Walter propone di farsi qualche metro di corda. Come rifiutare? Corda nel discensore e, dopo quasi un centinaio di metri di corda arriviamo alla partenza dei “gradoni”, dove interrompiamo la discesa. Con il buon ritmo di Dori prendiamo la strada del ritorno, fino alle macchine.

Tempo 12 ore e ci ritroviamo di nuovo allo stesso parcheggio, ma più numerosi: al gruppo di sabato si sono aggiunti Elisa, Dario, Lorenza, Federico B., Marco R. e Fabio, una new entry interessata alla speleologia, alla sua prima uscita in grotta. Il bar è ancora chiuso, il gruppo da accompagnare ancora non si vede quindi cerchiamo di prepararci in fretta così da essere tutti pronti al loro arrivo. Una volta arrivati e preparati iniziamo la distribuzione dei caschi e la divisione in 3 piccoli gruppetti: Giancarlo e Marco R. andranno con i ragazzi più grandi, Walter, Lorenza, Dori e Federico con il gruppo dei più piccoli. Restiamo io, Dori ed Elisa con i “medi”. Gli accompagnatori si distribuiscono nei vari gruppetti (in totale abbiamo 17 bambini/ragazzi e 7 accompagnatori). L’avvicinamento non dà problemi e in breve tempo siamo all’ingresso della grotta. Qualche raccomandazione dell’ultimo minuto, (soprattutto su come rapportarsi con un paio di pipistrelli in letargo che abbiamo visto il giorno prima) e si parte. Come in una catena di montaggio scendono tutti, chi più o chi meno elegantemente dalle scalette (io sono felice di poter scendere con i miei attrezzi) e tra sguardi stupiti e qualche domanda raggiungiamo il primo gruppo, in testa al pozzo Trieste. Qui ci prendiamo qualche minuto per riposare e aspettare anche il gruppo dei piccoli, io mi prendo un po’ di tempo per spiegare a Fabio le varie attività del nostro gruppo. Una volta arrivati anche i “piccoli” ristabiliamo l’ordine e riprendiamo la marcia verso l’uscita. Il passaggio delle scalette non porta particolari difficoltà ma solo qualche accortezza, quindi non ci mettiamo molto a tornare all’ingresso. Una volta che il mio gruppo è di nuovo sul sentiero torno in grotta per aiutare Walter a disarmare. Tempo di arrivare alla prima scaletta e sono tutti già lì, disarmatore compreso. Poco male, aiuto Dori con i bambini e una volta fuori anche loro do il cambio a Walter e con il prezioso aiuto di Federico finisco di smantellare corde e scalette.

Il bar è finalmente aperto, quindi ci cambiamo in fretta per poterci godere il calore della stufa a pellet. Ci rifocilliamo un po’ al caldo, ognuno con la bevanda che preferisce (il brulè caldo quel giorno è andato per la maggiore), scambiamo qualche opinione sulla giornata e ci salutiamo, con la promessa di rivederci di nuovo in grotta.

Nei giorni successivi si è provveduto a disarmare la grotta dal nostro materiale, portando in sede qualche centinaio di metri di corde e un numero indefinito di placchette, moschettoni e maglie rapide. E' stata un'ottima occasione per qualche uscita di allenamento, dato che, almeno da parte nostra, questa grotta rimarrà disarmato per un bel po' di tempo. Da parte mia sono riuscito finalmente a rivedere il pozzo Niagara, uno dei più belli e suggestivi che abbia mai visto e il pozzo Frastuono, con l'acqua della cascata che scende verticale a pochi metri dalla corda e si divide in tante gocce perfette, uno spettacolo!

Manuel

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