Quel circo chiamato raduno

Qualche impressione “a caldo” sul raduno 2015 di Narni

E’ difficile riuscire a capire cosa sia un raduno e cosa si possa trovare al suo interno senza parteciparvi. Lo ammetto, negli scorsi anni ho provato a capirlo, facendomi sostanzialmente un’idea di “grande bolgia speleo” dove si ride, si scherza e si beve. Sono felice di poter dire: “quanto mi sbagliavo”.

E’ inizio ottobre quando, sulla lista di distribuzione mail speleoit vedo l’invito a partecipare ad una piccola “reunion” dei progetti Diversamente Speleo, il tutto all’interno della cornice del raduno nazionale di speleologia a Narni. Avendo ideato e organizzato il progetto di accompagnamento dei non vedenti in grotta ho provveduto a mandargli una piccola presentazione del progetto e il link al video. Sapendo già che per me sarebbe stato difficile riuscire a partecipare ho cercato un altro relatore all’interno del gruppo, ma senza successo. Nel frattempo il video è piaciuto e siamo stati inseriti all’interno del programma. Il tarlo di presentare il progetto di persona non è mai passato, così un paio di settimane prima dell’inizio ho accennato “en passant” alla mia dolce metà che avrei potuto presentare il progetto a me caro al raduno nazionale.
Ben sapendo quando ci tenessi mi ha dato il “via libera” ad organizzarmi, e da lì è cominciato il circo, con lo spettacolo di apertura: l’organizzazione. Piuttosto semplice, basta mettere insieme un paio di zaini e cercare della gente simpatica con cui fare il viaggio. Io ho trovato Lorenza, Monica e Stefano e devo ammettere che non avrei potuto trovarne di migliori: pronti allo scherzo, pronti alla guida, e pronti a prendersi un’influenza, dato che metà macchina era sana e metà era appestata! Dormire la sera prima del viaggio è un’utopia, troppi pensieri per la testa. La mattina c’è il viaggio, si cominciano a vedere le foto sui social di amici che già sono lì e inizia a crescere il desiderio di arrivare, di essere lì e finalmente di poter urlare:

“ECCOMI, CI SONO ANCH’IO!”

Perché alla fine solo quello conta, poter condividere la propria gioia di andare in grotta, la voglia di esplorare, il desiderio di fare quello che molta gente non avrebbe il coraggio di fare e la grande umiltà di condividerlo in tutti i modi.

Uno Speleoraduno è un circo di emozioni, e inizi a capirlo ancora prima di arrivarci, quando scruti all’interno di ogni macchina che incroci, cercando di capire se anche loro stanno andando verso la tua stessa direzione e con la tua stessa apprensione. Alla fine scendi e capisci di essere arrivato. Nel percorso verso la segreteria e lo speleobar vedi gente che si saluta, qui sembrano conoscersi tutti, ma molto spesso è il desiderio e voglia di fare nuove amicizie a spingerci al saluto. Non puoi restare in un angolo a guardare, non molto almeno, perché qualcuno ha visto la tua faccia, o sentito la tua storia e vuole che tu faccia parte di questo mondo. Si respira questa unione nell’aria, negli stand, nelle fotografie, nei banchetti, nelle presentazioni e soprattutto negli occhi di chi partecipa.

All’inizio non credi di farne parte, ma c’è un momento in cui te ne accorgi. Ci sono dei momenti che restano nella memoria, e non è quando ti trovi sul palco a presentare un piccolo progetto davanti ad un piccolo pubblico, ma quando una ragazza vede Sebastiano, lo indica e gli dice:” Tu eri quello bendato del video!”. In quel momento capisci che qualcosa è passato, che hai dato il tuo piccolo contributo e che, volente o nolente, sei parte del “piccolo mondo speleo”. Ed è davvero una grande emozione.

Il raduno è un circo, e una volta entrato fai davvero fatica a uscirne e riprendere la quotidianità.

Manuel

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